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La crescente frequenza e sofisticazione degli attacchi informatici impone alle organizzazioni di ripensare radicalmente il proprio approccio alla sicurezza digitale. Oggi, quasi un terzo delle intrusioni avviene sfruttando credenziali valide e compromesse, come evidenziato dall’IBM X-Force 2025 Threat Intelligence Index. Parallelamente, la complessità tecnologica interna cresce: un’azienda media utilizza 83 soluzioni di sicurezza da 29 fornitori, e oltre metà dei dirigenti considera questa frammentazione un ostacolo alle operazioni. 

Per affrontare questa sfida, IBM promuove la platformization, ovvero l’adozione di piattaforme integrate che semplificano l’infrastruttura IT, riducono costi e debito tecnico e migliorano la resilienza. I risultati sono concreti: le aziende che adottano questo approccio rilevano e contengono incidenti in oltre due mesi in meno rispetto alla media e registrano un ROI superiore al 100%. 

Nell’era dell’AI generativa, la sicurezza deve evolvere su due fronti: AI per la sicurezza, che sfrutta l’intelligenza artificiale per automatizzare compiti, analizzare minacce e generare risposte, e sicurezza per l’AI, volta a proteggere modelli, dati e flussi di lavoro da attacchi sofisticati, come prompt malevoli o deep fake. IBM propone un framework strutturato basato su principi “zero trust” e tecnologie emergenti come firewall AI e MLDR. 

Tra le soluzioni, spicca IBM Guardium AI Security, integrata con watsonx.governance, che rileva applicazioni AI ombra, esegue test automatizzati, monitora prompt e previene fughe di dati sensibili.

La recente acquisizione di HashiCorp arricchisce IBM Verify per una gestione completa e sicura delle identità digitali e delle credenziali non umane in ambienti multi-cloud e ibridi, andando ad analizzare anche la postura di sicurezza delle identità per il rilevamento e la risposta alle minacce, con l’obiettivo di ridurre il rischio di attacchi basati sull’identità.

Sul fronte della detection e della risposta, IBM QRadar utilizza AI generativa per velocizzare il lavoro degli analisti, fornendo analisi e indicazioni in tempo reale. L’AI diventa così un “moltiplicatore di forza” capace di ridurre colli di bottiglia umani e adattare le politiche di sicurezza ai cambiamenti continui delle minacce. 

All’orizzonte si profila un’altra sfida: il Quantum Computing. Questa tecnologia promette potenza di calcolo senza precedenti, ma rischia di rendere obsoleti gli algoritmi crittografici tradizionali, esponendo dati sensibili ad attacchi “harvest now, decrypt later”. L’UE ha avviato un piano vincolante per la transizione alla Crittografia Post-Quantistica (PQC) entro il 2035, coinvolgendo tutte le infrastrutture critiche. 

IBM risponde con l’approccio Quantum Safe, che include strumenti come Quantum Safe Explorer e Remediator, per individuare e mitigare vulnerabilità crittografiche, e Guardium Cryptography Manager, per monitorare e proteggere i dati da minacce classiche e quantistiche. 

Il futuro della cybersecurity sarà ibrido, dominato da due forze trasformative: AI e Quantum Computing. Minacce e opportunità si intrecciano in una corsa globale dove chi saprà integrare queste tecnologie come alleate avrà un vantaggio strategico decisivo, non solo nella protezione dei dati, ma nella leadership geopolitica e tecnologica. 

Delia La Volpe, Senior Automation Technical Manager IBM Technology Italia
Cristiano Tito, Cybersecurity Services Portfolio Lead IBM Italia