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Sostenibilità e purpose: i due nuovi catalizzatori del cambiamento
By Stefano Rebattoni |
giugno 10, 2022

L’unica costante è il cambiamento: con questa frase si concludeva il resoconto dei miei primi dodici mesi alla guida di IBM Italia. Una frase che, oggi più che mai, suona attuale e ancora più...

L’unica costante è il cambiamento: con questa frase si concludeva il resoconto dei miei primi dodici mesi alla guida di IBM Italia. Una frase che, oggi più che mai, suona attuale e ancora più vera.

Negli ultimi ventiquattro mesi, infatti, abbiamo dovuto confrontarci con la pandemia, l’invasione della Russia in Ucraina con la terribile crisi che ne è derivata a livello geopolitico, la scarsità di materie prime e di risorse energetiche, nuove forme di guerre cibernetiche, catene di approvvigionamento tradizionali messe a dura prova dalle loro inefficienze. Tutti i settori economici e della nostra vita sociale sono stati intaccati in profondità fino modificare la natura e le modalità con cui ci relazioniamo e facciamo impresa.

In questo contesto così dinamico e ancora pieno di incertezze il digitale ha sicuramente accelerato la trasformazione e la riconfigurazione nel senso più ampio dei modelli di business e di costruzione delle nuove competenze. Ma nell’ultimo periodo sono emersi come priorità ed elementi di forte attenzione due nuovi aspetti che si aggiungono alla nostra visione del cambiamento.

Il primo è rappresentato dalla sostenibilità, nella sua accezione più ampia di vivere e fare impresa in maniera equa, responsabile ed inclusiva. Appunto, sostenibile.

Infatti, secondo uno studio di IBM Institute for Business Value dal titolo “Balancing sustainability and profitability”, il 77% dei consumatori utilizzano criteri di sostenibilità nelle loro decisioni d’acquisto e il 64% dichiara di avere preferito i prodotti acquistati da aziende con una strategia di sostenibilità ambientale e responsabilità sociale. Ai consumatori si aggiungono poi i CEO: il 51% degli oltre 3.000 amministratori delegati intervistati, infatti, hanno incluso la sostenibilità nelle loro priorità aziendali. E ormai quasi tutte le principali aziende italiane e mondali hanno pubblicato il proprio rapporto di sostenibilità basato su economia circolare, impatti sul territorio, decarbonizzazione, soluzioni open, innovazione e capitale umano.

In aggiunta, il 62% delle società che gestiscono i nostri risparmi (SGR) hanno cominciato a valutare i possibili investimenti guardando in prima battuta ai criteri ESG (Environmental, Social, Governance) e ai KPI di sostenibilità, inclusione, fiducia e trasparenza nella governance e nella strategia aziendale.

Anche impiegati, fornitori, partner e soggetti portatori di interesse dell’ecosistema esteso effettuano scelte personali (e.g. di occupazione, di consumo, di condivisione dei valori) e mettono in atto comportamenti che si allineano ad un nuovo concetto di sostenibilità che non sia solo legato all’ambiente, ma che abbracci un nuovo atteggiamento di sviluppo sostenibile e co-creazione compatibile con le esigenze di salvaguardia delle risorse. Qualsiasi tipo di risorsa: fisica, digitale, naturale, umana, temporale o semplicemente cognitiva.

In questo senso, la sostenibilità diventa un elemento non più in antitesi con gli obiettivi di profitto e ROI o su cui trovare un giusto compromesso, ma è diventata una componente basilare e imprescindibile della strategia aziendale in cui le tecnologie digitali - cloud ibrido, intelligenza artificiale, cybersecurity, blockchain, quantum computing e internet delle cose - sono gli strumenti principali per riconfigurare i modelli di impresa, i processi operativi, le catene del valore e di approvvigionamento, la sicurezza e resilienza, l’attrattività dei talenti e la continua formazione delle competenze del capitale umano.

In quest’ottica, tante sono le storie clienti in cui IBM Italia supporta quotidianamente realtà appartenenti a diversi settori di mercato nel portare avanti le loro politiche di sostenibilità. Ad esempio, aiutiamo MM Metropolitana Milanese a divenire una data-driven company per migliorare il consumo di risorse idriche ed energetiche. Oppure il tonno Rio Mare di Bolton che, grazie al cloud, garantisce trasparenza e consumo etico. In aggiunta, usiamo la tecnologia blockchain per certificare l’impatto ambientale e l’emissione di CO2, oppure per tracciare l’origine dei prodotti alimentari come il caffè Segafredo Storia o l’olio Coricelli. Tutti esempi del nostro Made in Italy. Supportiamo anche Hera spa, la più grande azienda di gestione e riciclo dei rifiuti in Italia, ad aumentarne la propria efficienza e a migliorare la qualità della raccolta differenziata dei rifiuti riciclabili che, con vari metodi di recupero, porta alla produzione di nuovi prodotti di alta qualità essi stessi riciclabili. Incrementando così l’economia circolare. Inoltre, utilizziamo il computer quantistico per accelerare la ricerca di nuovi materiali capaci di assorbire la CO2, la lotta ai cambiamenti climatici e dedichiamo risorse e persone per accrescere le competenze digitali e l’accesso inclusivo alle nuove tecnologie. Come nel caso del CNR che entrato a far parte del Quantum Network di IBM. Un digitale che non sia fine a sé stesso ma che venga applicato ai bisogni concreti e reali del nostro pianeta. “Not Digital for Digital, but Digital for REAL”.

Il secondo nuovo elemento di cambiamento è rappresentato dall’evoluzione e dalla nuova centralità del concetto di “purpose”.

La traduzione letterale ci porta alla parola “scopo” o “finalità” ma dietro questo concetto si sommano le motivazioni che spingono aziende, impiegati e cittadini ad agire. In sintesi, il “perché” lo facciamo: perché sviluppiamo innovazione, competenze, tecnologia e visione del futuro? E la risposta è: per un mondo migliore, equo e inclusivo. Lo facciamo ascoltando le aziende e le istituzioni, immaginando nuove soluzioni a vecchi e nuovi problemi, disegnando e co-creando in ottica di ecosistema per un progresso comune.

Ognuno di noi avrà le proprie motivazioni, i propri “perché”, ma a me piace ricordare uno dei principali purpose della IBM di oggi: “Vogliamo essere il catalizzatore che fa funzionare meglio il mondo. Aspiriamo ad avere un impatto positivo e duraturo sul mondo in termini di etica aziendale, ambiente e comunità in cui lavoriamo e viviamo”.

Basandomi su questi due nuovi elementi che compongono lo scenario odierno, nonostante le tante incertezze che gravano sul futuro, io resto ottimista. Abbiamo un capitale umano che grazie all’innovazione tecnologica e alle esperienze degli ultimi anni può guidare un cambiamento che porti benefici a tutti e non solo a pochi. Ancora una volta, il futuro è nelle nostre mani attraverso coraggio, determinazione e visione.

10 giugno 2022

 

Stefano RebattoniStefano Rebattoni, Amministratore delegato IBM Italia
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